I “centri sociali” hanno dimostrato ancora una
volta di essere il braccio armato e violento di un comunismo pernicioso e molto
lontano dai concetti di democrazia e di libertà.
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Costoro sono i pupilli del Sindaco Merola e hanno
con lui un afflato particolare, attraverso il quale viene loro concessa carta
bianca ogni qualvolta emerga la necessità politica di imporre a tutti i dictat
dell’attimo contingente.
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Nel caso particolare stavolta
si voleva impedire il regolare svolgimento delle attività elettorali previste
dalla Costituzione italiana, ai militanti di Forza Nuova, una cinquantina in
tutto, e del comizio tenuto dal loro leader Roberto Fiore.
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La formazione politica di Forza Nuova si colloca all'estrema destra nel sistema partitico nazionale, e pur ricoprendo il ruolo di movimento extraparlamentare ha comunque tutte le carte in regola per
poter esprimere e diffondere le sue idee e le sue proposizioni, come è giusto
che sia in uno Stato di ispirazione e di orientamento liberale e democratico.
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Di tutt’altro avviso sono i facinorosi delinquenti
dei “centri sociali” che si arrogano il diritto di decidere chi può parlare e
chi deve invece sottostare al silenzio imposto da loro con la violenza.
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I “centri sociali”, dopo aver impedito a Matteo
Salvini di tenere il suo comizio, nel recente passato, ora ci hanno riprovato
con Forza Nuova.
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Sia Salvini che Fiore sono stati giudicati
colpevoli, dai delinquenti comunisti a viso coperto, di essere fascisti che
negano la Costituzione, ma appare evidente a chiunque che è esattamente il
contrario, e i fatti lo dimostrano.
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I collettivi anarco-comunisti che infestano come
zecche la società bolognese, ammorbandola con il fetore del loro marxismo, sono
lo stereotipo rappresentativo dell’anti democrazia e dell’odio comunista.
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Il loro “modus operandi” consiste nell’occupare
abusivamente proprietà private o pubbliche, impossessandosene arbitrariamente,
e imponendo il loro delirante credo politico a suon di sprangate e di violenze
di ogni tipo, di devastazione e di guerriglia contro chiunque non sia allineato
alla loro ortodossia.
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Ogni volta che questi delinquenti decidono di
impedire ad altre formazioni politiche di parlare, mettono a ferro fuoco le
città, così come è accaduto nei giorni scorsi a Bologna e recentemente a
Napoli.
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Il Sindaco Merola, dall’alto della sua smisurata
arroganza, accompagnata da una malafede ideologica che rasenta la simbiosi con
il crimine comunista, ha vietato a Forza Nuova di montare il palco su cui
avrebbe dovuto parlare Fiore, e questo la dice lunga sul suo “modus operandi”,
sbilanciato e compromesso fra un antifascismo tanto di comodo quanto
anacronistico e uno scandaloso lassismo che odora di connubio e di connivenza, proprio con i
delinquenti dei “centri sociali”.
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Chiunque possa incrinare la stabilità politica (e
le poltrone) del PD viene considerato “fascista” ed ecco che intervengono
prontamente i facinorosi “guerrilleros della domenica” appartenenti al
variegato cosmo criminale dei centri sociali, appunto.
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La democrazia a Bologna viene così stuprata ogni
qualvolta i “pupilli” di Merola sono spronati a interpretare il loro ruolo di
devastatori e di violenti, accompagnati dai soliti cori e dalle canzonette come
“bella ciao”, simbolo dei partigiani assassini e criminali da cui costoro
traggono il retaggio ancestrale.
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La sola presenza di questi cosiddetti “antagonisti”
che riuniscono all’interno dei loro gruppuscoli una accozzaglia criminale
composta da elementi che esprimono un odio insanabile per le istituzioni, rappresenta un vero e proprio insulto alla
democrazia.
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Bologna è ostaggio della violenza comunista,
complice un partito, il PD, che non solo si è appropriato spudoratamente della
denominazione “democratico” ma
che anzi tira il sasso e nasconde la mano.
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Il retaggio culturale, o pseudo tale, dei
politicanti che compongono la congrega di Merola, deriva dalla compiacenza
verso le strategie e i comportamenti di Palmiro Togliatti, uno dei massimi
criminali del comunismo.
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Cento milioni di morti è la cifra raggiunta dai
genocidi, dalle stragi, dalle uccisioni di vittime torturate, deportate e
sparite nel nulla, o inglobate dall’orrore del cosiddetto “Paradiso comunista”,
ma tutto ciò sembra scivolare addosso al Virgino Primo Cittadino che dichiara
sempre prontamente il suo fervore partigiano e marxista.
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A Bologna, come in molte altre città della
penisola, esistono vie e piazze intitolate al criminale Togliatti e questo
sembra andare bene al Sindaco dei bolognesi, così come agli altri, nonostante
il fatto che siano ormai certe e consolidate le precise responsabilità
criminali di colui che ancora oggi viene definito come “il Migliore”.
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Merola e i politicanti del PD dovrebbero
vergognarsi e occuparsi di altre cose, come il degrado che attanaglia i
Cittadini bolognesi, oramai abbandonati a loro stessi.
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Bologna è diventata una pattumiera a cielo aperto,
ed è ricoperta di sporcizia e di graffiti in ogni sua parte, sia centrale che
periferica, ostaggio di elementi criminali che fanno tutto ciò che vogliono
indisturbati.
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La Prefettura sembra essere impreparata e
inadeguata a impedire le affermazioni territoriali dei “centri sociali” come se si trovasse di fronte ad un fenomeno
improvviso e imprevisto.
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La realtà è che invece questi delinquenti si sono
appropriati della città da oltre trent’anni, come dimostra il fatto che l’aula
C della Facoltà universitaria di Scienze Politiche sia stata occupata per ben
ventisei anni consecutivi.
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Di fronte a ciò, viene da pensare che un crimine
protrattosi per un così lungo periodo sia il risultato di un permissivismo
conciliante concesso dall’Amministrazione comunale a firma PD con la complicità
delle altre istituzioni.
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Il fatto che ancora oggi si permetta ai “centri
sociali” di decidere chi può o chi non può parlare a Bologna è il chiaro
proseguo di politiche di questi tipo, incentrate sul connubio tra PD e frange
criminali che si rifanno al comunismo.
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Questo substrato sociale anarco-insurrezionalista
dal sapore staliniano che parassita le città italiane vive grazie al suo
sbandierato antifascismo, che appare con ogni evidenza un comodo alibi per
delinquere impunemente.
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E’ anche un fertile terreno in cui le
radicalizzazioni politiche possono evolvere e deviare in sistemi dalla deriva
terroristica, come è già accaduto per le Brigate rosse, eredi dei partigiani
assassini comunisti.
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Quello del PD è un gioco pericoloso, subdolo e
criminale, poiché induce e insiste sulla manipolazione della realtà,
plasmandola a proprio esclusivo vantaggio, sulla pelle dei Cittadini.
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Un’ultima considerazione.
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Il comunismo è stato messo fuori legge in molti
Paesi, soprattutto in quelli in cui la Democrazia si esprime ai suoi massimi
valori e livelli, mentre possiamo constatare per contro che ove esistano regimi
di stampo comunista, ancora oggi, la società civile sprofonda in abissi di
disperazione, di lager, di sangue e di violenza.
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Gli esempi sono davanti agli occhi di tutti…
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Il Blog del Pilastro
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