sabato 28 dicembre 2019

IL PILASTRO ALLO SBANDO


Sottotitolo : l’arroganza dei post-comunisti.
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Nonostante i proclami dell’Amministrazione riguardo il degrado e dopo aver enfatizzato i propositi di intervenire sul territorio per eliminarlo, la realtà dei fatti sconfessa quanto dichiarato dalla Giunta incapace bolognese  a firma PD.
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Come tutti possono verificare con i propri occhi, i graffiti anziché diminuire aumentano, e la sporcizia si sta impossessando dei quartieri, non ultimo quello di San Donato, e in particolare nella zona del Pilastro, come si può evincere dalle immagini a lato.
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Qualche giorno fa, in pieno clima natalizio, una cinquantina di personaggi che godono del favore di una Amministrazione comunale miope e condiscendente verso chi delinque, come dimostrano le politiche degli ultimi anni, si sono affrontati in una colossale scazzottata in Via Salgari.
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I gruppi erano composti da slavi e zingari da un lato e da marocchini, o tunisini, dall’altro, in una mescolanza di razze e di affinità di intenti che assomiglia molto a quelle della biblica Sodoma e Gomorra.
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La responsabilità di tutto ciò è del PD e delle sue politiche di buonismo, attraverso cui vengono privilegiate famiglie di zingari o di immigrati nordafricani nei criteri di assegnazione delle case popolari.
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Il risultato è che siamo ostaggio di personaggi che non cercano l’integrazione ma solo il proprio vantaggio, infischiandosene delle regole di convivenza civile.
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Le immagini dei cassonetti dell’immondizia in Via Salgari, accanto ai quali si stanno accumulando rifiuti e ogni sorta di schifezze, assomigliano molto da vicino a quelle che si possono vedere in altre località a guida PD o 5 stalle, come ad esempio nelle famigerate zone della “terra dei fuochi”, oppure nella Capitale.
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In realtà rappresentano solo la punta di un immenso iceberg costituito da degrado, delinquenza, spaccio di droga, disservizi e anarchia.
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Il prodotto delle politiche di Merola e del PD
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I Cittadini sono ben consapevoli del fatto che il Sindaco Merola si riempia la bocca con dichiarazioni roboanti nelle quali promette tutto e il contrario di tutto, soprattutto in campagna elettorale, salvo poi scomparire e lasciare Cittadini e territorio abbandonati a sé stessi.
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L’Amministrazione comunale per contro, si bea e trae soddisfazione dalla simbiosi con realtà come quella dei Centri sociali, da sempre coccolati e tenuti pronti per il comodo utilizzo che li contraddistingue, e cioè impedire il normale svolgimento democratico della vita politica, impedendo cioè a Matteo Salvini di poter parlare in piazza.
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A fare da corollario nella Bologna di Merola e del PD ci sono le quotidiane aggressioni, lo spaccio di droghe endemico su tutto il territorio, il deambulare di centinaia di clandestini che questuano incessantemente asfissiando chiunque capiti loro a tiro, le prepotenze istituzionali che aspettano solo l’attimo favorevole per sanzionare chiunque non ottemperi ai dictat e all’ortodossia di Palazzo, i privilegi che si accordano ad un esercito di nullafacenti, come gli zingari, riservando loro posti negli asili e dilapidando risorse pubbliche per il loro mantenimento, per non parlare poi del mezzo milione di euro messo a disposizione dell’esercito di gay e lesbiche per organizzare il raduno annuale noto come gay pride.
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Le neonate “sardine” completano il quadro d’insieme, in una apoteosi di odio che sconcerta e lascia sbigottiti.
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L’odio sembra essere infatti ciò che anima le sinistre, le Amministrazioni a firma PD, i cosiddetti progressisti, i fautori della legalizzazione delle droghe leggere, del reato lieve, per il quale delinquere non è altro che una forma di necessità, delle toghe rosse che regalano annose immunità ai delinquenti dei centri sociali, dell’apparato burocratico che strangola le imprese e gli artigiani, in un crescendo che non a caso ha portato negli ultimi anni a un incremento dei suicidi.
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Una società, quella bolognese, di stampo orwelliano, in cui i Cittadini sono succubi del Grande Fratello e in cui la libertà è solamente una lontana chimera, ostaggio dell’appartenenza dichiarata a schieramenti allineati, ammaestrati, subordinati al giogo imposto dai seguaci di Togliatti e di coloro che ancora oggi sferzano la società civile inneggiando al comunismo cantando “bella ciao”.
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Un universo, quello del PD, che oltraggia arrogantemente le vittime del comunismo, stimate in svariate decine di milioni di esseri umani, e lo fa tributando onori ed intitolando vie e piazze ai carnefici che ne rappresentano l’essenza.
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Via Lenin, via Togliatti, via Stalingrado, Via Tito, sono solo alcuni dei personaggi criminali a cui il PD guarda con benevolenza, insieme alle “sardine” che, coadiuvandoli, intonano “bella ciao”.
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Questo è ciò che veramente interessa al PD di Merola, di Bonaccini, e dell’intero apparato post comunista che (mal) governa Bologna !
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I Cittadini possono però cambiare il quadro generale, rispedendo nelle fogne da cui provengono i rigurgiti comunisti che anche l’Europa, recentemente, ha dichiarato fuori Legge, parificandoli al totalitarismo nazista.
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Totalitarismo comunista !
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Questa realtà è finalmente emersa dall’oceano mistificatorio in cui i seguaci di Togliatti avevano fino ad oggi affogato la verità.
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I gulag, le dittature comuniste dei Paesi europei, quella di Ceausescu in Romania, di Enver Hoxha in Albania, il muro di Berlino, le stragi titine delle Foibe, i carri armati russi sul territorio ungherese, la strage di Piazza Tienanmen, la Corea del Nord, le torture dei prigionieri politici nell’abisso comunista di Cuba, le stragi dei partigiani comunisti nell’Italia del dopoguerra, la Volante rossa, le Brigate Rosse, e mille altre nefandezze appartengono al mondo comunista, a quello stesso mondo di chi canta “bella ciao” o saluta a pugno chiuso, come il Presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, non a caso alleato del PD.
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L’arroganza del PD è insita nel nome stesso che questo partito si è dato, proclamandosi democratico !
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La mistificazione e l’odio le sue armi, con le quali ha parassitato la vita degli italiani dal dopoguerra fino ad oggi.
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Bologna è alla mercè di politicanti senza scrupoli, come dimostra la quotidianità che i bolognesi sono costretti a subire, inglobati nel meccanismo orwelliano che solo la mente malata di un apparato comunista può ideare.
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Difendiamoci, e iniziamo a contrastare tutto ciò, maturiamo la convinzione che il nostro voto sia un baluardo di libertà, per mandare a casa Bonaccini, Merola, e tutta la schiera di politicanti che strangolano Bologna.
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Riprendiamoci la libertà…
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Il Blog del Pilastro
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domenica 15 dicembre 2019

IL VERO VOLTO DEL "MOVIMENTO DELLE SARDINE"


Ma mi faccia il piacere ccà nisciun è fess !
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Così direbbe nuovamente il mitico Principe de Curtis, in arte Totò, se fosse ancora vivo oggi, riferendosi al cosiddetto “Movimento delle sardine”.
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In effetti c’è di che rimanere alquanto perplessi di fronte alle mistificazioni attuate dal portavoce delle sardine Matteo Santori e dagli organizzatori di un Movimento che pretende di porsi all’attenzione pubblica dichiarando la propria NON appartenenza a schieramenti politici.
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Peccato però che le contraddizioni in questo senso abbondino, al punto che le “sardine” sono apertamente schierate in un manifesto e palese odio verso Matteo Salvini e in ogni loro incontro di piazza rispolverino la trita e ritrita canzonetta “bella ciao” che è il simbolo dei partigiani comunisti (quelli, per intenderci assassini e sanguinari che facevano capo a Togliatti e Longo).
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Peccato però che da un lato Santori intervistato come ospite nel programma Omnibus su La7 abbia dichiarato ambiguamente di “non avere nessuna mira politica”, mentre dall’altro è evidente il ruolo di supporto che le sardine offrono invece al PD, resuscitando le masse di sinistroidi appartenenti all’oramai obsoleto Movimento dei "girotondini" di Nanni Moretti.
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"Nisciuno è fesso …", ma evidentemente l’odio per Salvini e il disprezzo per il Popolo italiano rappresentano l’elemento fondante delle politiche sinistroidi, che mistificando la realtà dei fatti continuano a imperversare con arroganza.
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Cantare “bella ciao” rappresenta già di per sé una etichetta, che accomuna i post comunisti all’odio politico e sociale che riversano su chiunque non la pensi come loro, e poco importa se tra le sardine siano presenti i movimenti partigiani che tanto sangue e odio hanno sparso (impuniti) in Italia nel dopoguerra.
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Matteo "pinocchio" Santori
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Poco importa se la maggioranza della popolazione italiana sia favorevole alle politiche della Lega e rifiuti l’immigrazione incontrollata, oppure la sudditanza alle politiche franco-teutoniche dell’Europa, poiché l’arroganza delle “sardine” è composta dallo stesso DNA del PD e del popolo (ormai in estinzione) delle sinistre.
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A loro NON interessa che la volontà popolare sia la massima espressione della democrazia e che vada quindi rispettata, poiché le politiche della sinistra (PD in testa) rispecchiano il modus operandi imposto dal loro leader di riferimento Palmiro Togliatti, ancora oggi denominato “il Migliore”.
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Davvero le cosiddette “sardine” , ammantate nei fazzoletti dell’Anpi, palesando un buonismo stomachevole con il quale si pongono come baluardo di un antirazzismo che invece produce l’effetto contrario, inglobando il popolo lgbt, i genitori uno e due, e i cattocomunisti, hanno creduto di ingannare il Popolo italiano ?
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Evidentemente il PD sull’orlo dell’estinzione, costretto ad assistere all’esodo renziano, e a strategie di mera sopravvivenza che lo hanno obbligato ad un matrimonio contro natura con i grillini, precedentemente nemici giurati, sta raschiando il fondo del barile, convinto nella sua evidente supponenza ed arroganza di infinocchiare il Popolo italiano.
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Quando fra le “sardine” si inizia a cantare “bella ciao” si ripercorre lo stesso percorso, stereotipato e ingannevole, attraverso cui le sinistre sono arrivate ai nostri giorni senza mai prendere atto e dichiararsi ostili ai crimini del comunismo, come tra l’altro richiede oggi ufficialmente anche l’Europa.
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Gli pseudo intellettuali post comunisti hanno anzi glorificato i personaggi criminali che la Storia dipinge invece come artefici di misfatti, deportazioni, genocidi, torture, e ogni altra nefandezza.
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Lo dice la Storia e l’unanimità degli addetti ai lavori, gli storici e gli studiosi che da anni esaminano le carte di archivio dei regimi comunisti, smentendo le falsità e le affermazioni dei caporioni come Togliatti e Longo, idolatrati non solo dal vecchio PCI, ma anche dall’odierno PD ed evidentemente anche dalle sardine (altrimenti non canterebbero “bella ciao”).
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Questi tentativi di mistificare la realtà dei fatti continua ancora oggi, tant’è che in questi giorni la Rai propone una “fiction” su Nilde Iotti, dipingendola come grande statista, come prima donna ad avere avuto un mirabile ruolo nel Parlamento italiano, come parlamentare comunista.
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In realtà questa “pasionaria” marxista altro non era che l’amante di Togliatti, il quale per lei abbandonò la moglie Rita Montagnana e il figlio Aldo (malato di schizofrenia e lasciato solo in manicomio per decenni).
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La Iotti era a conoscenza dei gulag comunisti sovietici, ma si guardò bene dal pubblicizzarne l’entità criminale o dal criticarne l’esistenza, preoccupandosi solo di compiacere il suo amante Palmiro Togliatti.
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Questo è esattamente lo stereotipo del comunista, al quale si rifanno oggi i post comunisti del PD, così come le sardine, eredi dello stesso retaggio pseudo culturale.
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Il linguaggio dell’odio attuato dalle “sardine” è lo stesso che parlano coloro i quali difendono a spada tratta Carola Rackete, comandante della Sea Watch, l’imbarcazione della ONG tedesca che forzò il blocco navale imposto dalle autorità italiane.
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Attraverso questo linguaggio le sardine disprezzano l’ordine costituito e le leggi italiane, divenendo loro stessi paladini dell’illegalità.
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Le “sardine” odiano Salvini definendolo sovranista e fascista, rifacendo il “verso”  a tutti coloro che proprio attraverso l’odio (e non con il confronto democratico) lo attaccano e ne demonizzano l’operato.
Se Matteo Salvini e la Lega si oppongono ad una invasione (epocale) di masse di clandestini, esigendo una regolamentazione di flussi migratori, così come dovrebbe essere in ogni Paese civile e democratico, è subito oggetto di attacco da parte del marciume politico caratterizzato dagli appartenenti ai “centri sociali”, delle sinistre in genere, e ora anche dalle “sardine”…
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Ribadisco però che, come diceva Totò,  ccà nisciun è fess ... 
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A buon intenditore, poche parole…
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Il Blog del Pilastro
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venerdì 15 novembre 2019

IL VERO VOLTO DEL PD

Quando i post-comunisti si sono autodefiniti “democratici”, durante il loro percorso di metamorfosi che li ha condotti ai giorni nostri, hanno commesso il più grande falso storico del dopo guerra.
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Il fatto è che di “democratico” gli eredi di Togliatti non hanno proprio nulla, e lo dimostrano i loro stessi comportamenti, la loro incoerenza, la violenza con cui tentano di imporsi, la mistificazione, lo stravolgimento della realtà e della verità, l’ossessione per il potere, gli inciuci, le connivenze, il disprezzo verso il Popolo, l’ambiguità, e la perseverante (quanto diabolica) simbiosi con un retaggio pseudo culturale legato ai personaggi criminali del secolo scorso.
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I nostalgici del marxismo non perdono infatti mai l’occasione di manifestare il loro afflato con Togliatti o con Lenin, oppure con i partigiani comunisti che durante e dopo l’ultima guerra mondiale si sono macchiati di crimini contro l’umanità.
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Il saluto a pugno chiuso (quello in cui si è esibito anche Fico, in occasione della Festa per le Forze Armata nel recente passato), oppure il fatto di cantare “bella ciao”, testimoniano che l’universo sinistroide finge di non sapere che il comunismo ha prodotto cento milioni di vittime innocenti. 
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L’arroganza che dimostrano quotidianamente i politicanti del PD attraverso il loro modus operandi palesa apertamente un vero e proprio disprezzo per chiunque non sia allineato all’ortodossia imposta dai vertici del partito.
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I dictat proclamati da professionisti dell’inganno, come dimostra la Storia stessa, impongono un allineamento e un appiattimento verso i voleri preconfezionati di una classe politica che non ha nemmeno il pudore di provare vergogna per tutte le nefandezze commesse.
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Ai giorni nostri i crimini del PD sono evidenti e sotto gli occhi di tutti, a partire dal sistema Bibbiano, partorito dalla mente malata di personaggi legati a doppio filo con l’ex partito di Renzi, ora di Zingaretti.
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Gli scandali bancari, come quelli della Montepaschi Siena o della Banca Etruria, collocano il PD in una posizione di colpevole responsabilità, che ha prodotto un grave dissesto finanziario sulla pelle dei risparmiatori. 
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Le politiche dell’universo sinistroide, compreso il Sindacato della Cgil, sono rivolte al disprezzo verso il Popolo italiano (che si intende spersonalizzare e ridurre a massa informe) a favore di una immigrazione a cui tutto è concesso.
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E’ di oggi la notizia che per colpa della Cgil lo Stato italiano dovrà rimborsare 160 milioni di euro per restituire l’imposta di soggiorno agli immigrati che l’avevano pagata dal 2011, mentre gli Italiani strangolati da mille balzelli e soffocati dalla crisi vengono a tutt’oggi ignorati e abbandonati a sé stessi.
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Le continue nefandezze che caratterizzano il PD sono accompagnate da uno stillicidio quotidiano e capillare di imposizioni che tendono a compiere un vero e proprio lavaggio del cervello alla popolazione, attraverso una assillante disinformazione che da sempre costituisce il cavallo di battaglia delle sinistre.
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Il mezzo attraverso cui ciò è reso possibile è quello di imporre stereotipi di riferimento accuratamente elaborati dall’intellighenzia sinistroide e dal gotha di partito, come ad esempio quello secondo cui chi non è allineato all’ortodossia post comunista è automaticamente un fascista.
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Ecco come nascono falsi assiomi e definizioni di comodo, come le etichettature che identificano la figura del sovranista, divenuto sinonimo di fascista e quindi di pericolo per la democrazia, oppure relegato a semplificazioni che esprimono, secondo gli pseudo intellettuali della sinistra, concetti negativi quali il populismo o un becero nazionalismo.
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La mistificazione post-comunista si avvale quindi della mistificazione per far credere al popolo l’esatto contrario di ciò che rappresenta in realtà il sovranismo, e cioè una posizione politica che riconosce il potere sovrano di un popolo, non assoggettabile a nessun’altra autorità esterna, comprese le dinamiche di globalizzazione.
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Quando il PD non riesce a fare breccia con la disinformazione, ricorre ad un altro metodo, ampiamente collaudato, che è quello della coercizione, dell’intimidazione, della violenza e della demonizzazione dell’avversario politico, che diventa nemico giurato da abbattere a qualsiasi costo.
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In ogni città italiana sono nati, complice il buonismo delle sinistre, gruppi di estremisti comunisti e anarcoidi facinorosi, escrementi della società civile dediti alla violenza, che si sono riuniti attorno a ciò che vengono definiti oggi come “centri sociali”.
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Le varie sigle che compongono la galassia dei cosiddetti antagonisti seguono esattamente la dottrina marxista leninista che istiga all’uso della violenza come mezzo per raggiungere il potere, e mettono in pratica il loro credo anarco-comunista praticando la guerriglia urbana con l’alibi di un comodo antifascismo.
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A Bologna, per esempio, questi tupamaros della domenica, hanno occupato l’aula C della Facoltà di Scienze politiche per ben 26 anni, nella totale indifferenza delle autorità cittadine (a firma PD) e delle istituzioni.
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Costoro sono a tutti gli effetti i beniamini del PD che li coccola, insieme a quella parte della Magistratura che ha preso il nome di “toghe rosse” , fornendo loro alibi, giustificazioni e condiscendenza verso il loro operato.
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Nonostante il fatto che abbiano messo a ferro e fuoco intere città, devastando il tessuto urbano in termini di usurpazione della democrazia, che abbiano impedito alle altre forze politiche di poter esprimere il loro punto di vista all’elettorato mediante comizi di piazza, e che usino la violenza e l’arbitrio come modus operandi, costoro vengono sistematicamente assolti da ogni capo di accusa, e gli viene fornita una sede in cui fare aggregazione a da cui poi organizzano e nascono le successive violenze.
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Oggi (ma anche in passato) tutto ciò fa comodo al PD perché mentre da un lato organizza democratiche proteste di piazza pilotate al fine di contestare un comizio della Lega, nonostante questo sia altrettanto democratico e legittimo, dall’altro lascia campo libero ai cosiddetti “antagonisti” e “antifa” dei centri sociali perché diano libero sfogo alla loro violenza contro il nemico.
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Un doppio gioco, nato dall’abilità trasformista di chi è assuefatto alla mistificazione e alla doppiezza, così come era prerogativa di Togliatti e del vecchio PCI, a cui gli odierni eredi guardano ancora con aperta ammirazione.
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Un PD dunque che si pone come partito “democratico” ma che in realtà disprezza la democrazia, inneggiando a criminali come Lenin, Togliatti, Stalin, Tito, oppure ad assassini delle Brigate rosse che pur condannati all’ergastolo per la loro attività criminale sono stati poi invitati a tenere discorsi nelle aule universitarie della rossa Bologna.
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A fare da corollario a queste nefandezze si impongono all’attenzione dei cittadini tutte quelle vie o piazze intitolate a gerarchi comunisti criminali, interpreti di un totalitarismo colpevole per l’intera umanità ma assolti dagli intellettuali delle sinistre che ripercorrono impuniti sentieri di ambiguità che li caratterizzano.
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L’Italia è da troppo tempo oggetto di attenzione da parte dell’apparato disinformatore delle sinistre, che fin dal 1917 ha iniziato a stravolgere la verità dei fatti proponendo come rivoluzione russa non quella reale compiuta nel febbraio da uno schieramento composto da socialdemocratici, menscevichi, bolscevichi, e socialisti, ma quella di ottobre in cui Lenin operò un feroce “colpo di Stato” sterminando i veri fautori della rivoluzione che aveva deposto lo zar.
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Nel dopoguerra i partigiani comunisti assassini hanno compiuto ogni genere di nefandezze, abbandonandosi alla ferocia contro vittime civili inermi, donne e bambine, e per questo sono stati premiati con cariche pubbliche o assunti nel corpo di Polizia, come ampiamente documentato nei libri di Gianfranco Stella.
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Il comunismo italiano, Togliatti e Longo in testa, premiava i loro sicari, in perfetta simbiosi con il regime comunista staliniano di cui era dipendente anche economicamente (vedi “Oro da Mosca” di Valerio Riva).
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Le formazioni criminali partigiane e comuniste diedero poi vita, nel dopoguerra, ad altre squadre armate composte da criminali assetati di sangue, come la famigerata “volante rossa” che insanguinò  a lungo il nord Italia a guerra finita e che portò alla nascita delle tristemente famose Brigate rosse.
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Il PCI premiò gli assassini proteggendoli, come ad esempio Francesco Moranino, lo spietato killer delle Brigate Garibaldi, prima condannato dal Tribunale, poi amnistiato dal Presidente Saragat, poi eletto onorevole nelle file del PCI.
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Il “modus operandi” del PD non si discosta molto da quello ereditato dal vecchio PCI, e lo dimostra quotidianamente, immergendosi nell’apprezzamento e nell’incitamento dell’illegalità, come nel caso dei clandestini illegali, o nella condiscendenza verso Carola Rackete che con la sua nave speronò consapevolmente una motovedetta della Guardia di Finanza italiana.
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La lista delle collusioni con il malaffare è lunghissima ed è è pari solo a quella delle complicità in nefandezze come quella di Bibbiano che da sola varrebbe già a farci capire quale sia il vero volto del PD, il partito “democratico”.
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Il Blog del Pilastro
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sabato 19 ottobre 2019

GRILLO E I GRILLINI SONO DIVENTATI LOCUSTE


Nell’immaginario popolare il grillo è sinonimo di saggezza, come ad esempio nella favola di Pinocchio in cui il Grillo parlante cerca di orientare il burattino ammonendolo per le sue azioni, oppure è indicato come portatore di fortuna per eccellenza, come spirito benevolo della casa.
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Sotto questo aspetto, la similitudine lessicale fra l’insetto e il movimento grillino che fa capo appunto a Beppe Grillo, è sembrata fin dalla nascita del Movimento 5 stelle, simbiotica con le stesse prerogative di positività interpretate dall’insetto canterino.
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GRILLO LOCUSTA
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E’ parso a molti, all’inizio, che essere grillini potesse rappresentare una dinamica foriera di resurrezione per questa bistrattata Italia, da troppo tempo campo di battaglia fra gruppi di politicanti criminali appartenenti ad una Casta privilegiata che si contendevano il potere.
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Negli anni scorsi il saggio Grillo politico si è quindi insinuato fra i gruppi di potere nazionali, contrapponendovisi e combattendo quella Casta che , secondo lui, era all’origine di tutti i mali.
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Le iniziative dei pentastellati hanno preso direzioni ben precise, trovando riscontro nell’apprezzamento popolare, al punto che le strategie prodromiche al raggiungimento del potere si sono poi concretizzate con la vittoria elettorale.
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Il Grillo (Beppe, quello comico, genovese) ebbro di potere ha iniziato però a fare esattamente il contrario di quanto affermato in precedenza, durante la campagna elettorale.
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La tanto declamata “democrazia dal basso” che doveva contraddistinguere il liberalismo democratico del Movimento si è tramutata in ossequiosa osservanza dei dictat emanati dal gotha grillino, rappresentato dalla cosiddetta piattaforma Rousseau, una sorta di èlite i cui componenti decidono su tutti.
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Una piattaforma di tipo massonico, a sua volta prona ai voleri dell’erede di quel Casaleggio, fondatore insieme a Grillo del Movimento, che ora è il deus ex machina attorno a cui orbita l’universo pentastellato.
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La metamorfosi di Grillo (e dei grillini) si è palesata in varie occasioni, a partire dalla condiscendenza verso i lavori di raddoppio del gasdotto che da Brindisi arriva a Minerbio (Bologna), contro la cui realizzazione (lungo la dorsale appenninica) si batteva il Movimento fin dai suoi albori.
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L’impegno sulla gestione dei rifiuti è sempre stata un “cavallo di battaglia” dei grillini che, contrari all’uso degli inceneritori, pubblicizzavano invece modelli di riferimento come quello della discarica di Vedelago, in cui (secondo Grillo) i rifiuti diventavano non più un costo, ma una risorsa economica.
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Peccato che il comico genovese durante le fasi metamorfiche della sua trasformazione non abbia detto che Vedelago è fallito miseramente, provocando un “buco” di svariati milioni di euro.
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Parallelamente il Grillo, nella sua infinita saccenza ha accuratamente nascosto il fatto che oggi esistano inceneritori di nuova generazione che, anziché emettere diossina, liberano in atmosfera dell’innocuo vapore acqueo.
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Completando la metamorfosi possiamo sicuramente affermare che Grillo si è trasformato in locusta, insetto dannoso e vera piaga della natura.
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La voracità della locusta grillina, nella fattispecie avida di potere e interprete di un nuovo ruolo, quello secondo cui ha sostituto la vecchia casta al comando del Paese, si palesa nel tentativo di perseguire, non senza affanno, una costante ricerca di metodologie per rimanere ancorato alla poltrona.
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Per raggiungere i suoi scopi e quelli della Piattaforma Rousseau, a guida Casaleggio, la locusta tace sui disastri prodotti dalla gestione dei rifiuti a Roma, ad opera di Virginia Raggi, la quale è la dimostrazione vivente di come il Movimento grillino sia in effetti una accozzaglia di incapaci, preoccupati solo di mantenersi la poltrona su cui siedono.
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La prova, evidente e sotto gli occhi degli italiani, consiste nel vergognoso mercimonio intellettuale e nella prostituzione politica che li ha visti protagonisti in ogni fase dell’accordo con il loro nemico giurato, il Partito (cosiddetto) democratico.
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Come uno sciame di cavallette affamate, le locuste metamorfizzate insieme al loro leader hanno stretto ogni genere di accordo con comunisti e post-comunisti, arpionandosi alle poltrone e palesando un enorme disprezzo verso i propri elettori e verso l’intero popolo italiano.
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La fame atavica di potere che caratterizza questi rappresentanti della nuova casta, induce le locuste pentastellate a rinunciare ai princìpi guida, alla prerogative morali, all’onestà, a tutto ciò in cui precedentemente credevano, in cambio di un potere tanto vergognoso quanto effimero, poiché dipendente dai ricatti dei loro cosiddetti “alleati”.
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Grillo tuonava contro il Partito dei ladri e dei disonesti, ribadendo che la disonestà intellettuale rovinava i rapporti fra le persone, poi, metamorfizzato in locusta e soggiogato dal potere, ha barattato la sua stessa integrità per governare insieme a coloro che si sono macchiati di infamie quali quella di “Mafia capitale” oppure di “Bibbiano”, solo per citarne un paio, divenendone complice a tutti gli effetti.
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Il grillo parlante non esiste pìù, e forse non è mai esistito. Il comico genovese non fa più ridere, nemmeno un po’.
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L’ultima sua “trovata” esprime addirittura un profondo odio verso le persone anziane, giudicate inadatte a votare e ad esprimere una preferenza politica.
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Per contro, io reputo che le persone anziane rappresentino un valore aggiunto per qualsiasi civiltà, poiché depositarie di un retaggio culturale, sociale, religioso, etnico-razziale, linguistico, tradizionale, che solo con la somma degli anni durante il percorso di vita può essere raggiunto.
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La saggezza è tipica della vecchiaia e in questo caso si contrappone decisamente alla supposta saggezza del “grillo” che tale non è, essendo mutato in fastidiosa locusta.
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Fortunatamente il Popolo italiano porrà fine alla devastazione che personaggi come Grillo, Renzi,Zingaretti, Mattarella, Di Maio, hanno prodotto.
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Costoro ne sono ben consapevoli e cercano quindi di fagocitare tutto ciò che riescono ad inglobare, impossessandosi arbitrariamente della democrazia, deridendola, oltraggiandola e distruggendola, così come farebbe uno sciame di locuste in un campo di grano…
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Il Blog del Pilastro
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martedì 27 agosto 2019

GRAFFITI : Via Don Giovanni Minzoni

Propongo le immagini di una delle vie prospicienti al centro cittadino, che unisce i viali di circonvallazione alla Piazza dei Martiri.
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Lungo il suo percorso si trova il Museo d'Arte Moderna (Mambo), uno dei principali musei d'arte contemporanea di Italia che ospita collezioni permanenti ma anche mostre temporanee, oltre ad una biblioteca, una libreria, e un bar-ristorante.
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Si potrebbe supporre che data la sua connotazione e per il fatto che rappresenti un fiore all'occhiello della cultura bolognese di fronte alla crescente domanda del turismo intellettuale, sia particolarmente curato l'aspetto che tale istituzione offre di sè e il contesto ambientale cittadino che lo circonda.
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Purtroppo non è così, ma anzi, per quanto riguarda la stessa via Don Minzoni che ospita la struttura, la situazione è esattamente all'opposto di come dovrebbe essere.
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La responsabilità dell'Amministrazione locale a firma PD è evidente e si presenta quotidianamente, da anni, agli occhi di tutti.
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Ecco le immagini del degrado, sotto forma di sporcizia, graffiti, imbrattamenti, e affissioni abusive, che assediano il territorio ...
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Come si può vedere da queste prime immagini la via è completamente imbrattata in ogni sua parte (da anni), dalle colonne dei portici (vanto di Bologna) ai muri, compreso i pali della cartellonistica stradale, le serrande dei negozi, e i totem delle aziende private, nella completa indifferenza del Sindaco.
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Questo è quello che si offre agli occhi dei turisti, e cioè un situazione diffusa e capillare di degrado e di sporcizia.
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