Farnè, caporedattore del Tgr Emilia Romagna, rassegna le
sue dimissioni. Era nella bufera per un servizio sul Duce.
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Ancora
una volta, e non sarà di certo l’ultima, si è palesata con arroganza la oramai
accertata falsità ideologica degli eredi di Togliatti a firma PD.
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Antonio Farnè |
In
questa occasione ha fatto da cassa di risonanza all’intolleranza pidiessina il
deputato Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai, il
quale ha scatenato le ire funeste dell’apparato di Partito contro il Capo
Redattore del Tgr dell’Emilia Romagna, Antonio Farnè.
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Il
fatto è che il giorno 28 aprile è andato in onda un servizio sull’anniversario
della morte di Benito Mussolini, celebrato a Predappio, e questo non è andato
proprio giù ai sinistroidi che governano la Rai, come ad esempio Alessandro
Casarin, il direttore delle testate regionali, che immediatamente aveva preso
le distanze, adducendo importanti discordanze dalla linea editoriale
prefissata.
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Appare
quindi evidente che l’informazione, quella vera, non appartiene alla sinistra
della Rai, che anzi ne strumentalizza ogni aspetto politico, riservando
esclusivamente la linea editoriale a compiacimenti di stampo staliniano.
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L’epurazione
di Antonio Farnè, poiché è di questo che si tratta, costretto a dimettersi
nonostante il suo impegno in Rai da oltre vent’anni e il suo ruolo di ex
presidente dei Giornalisti dell’Emilia Romagna, ricalca perfettamente la linea
di intransigenza che segnò per decenni il percorso del comunismo bolscevico
sovietico.
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L’amministratore
delegato Rai, Fabrizio Salini, che ha subito espresso la propria contrarietà e
la sua personale irritazione per il servizio andato in onda, evidentemente è in
perfetta sintonia con l’eredità ed il retaggio pseudo culturale di Palmiro Togliatti,
imperniata sulla disinformazione e sulla mistificazione.
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Questi
personaggi, che dovrebbero quanto meno vergognarsi e tacere, non hanno mai
speso nemmeno una sillaba di biasimo per il fatto che nelle città e nei paesi
della nostra Italia esistono vie e piazze intitolate a criminali del calibro
proprio di Togliatti, di Lenin, o ancora peggio di Stalin.
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Questi
personaggi, veri artisti della disinformazione, vorrebbero plasmare gli
ascoltatori inebriandoli con la messa in onda di enfatiche proposizioni sui
partigiani, omettendo naturalmente e scrupolosamente di citare i loro crimini,
accompagnandole con le note della oramai insopportabile musichetta di “bella
ciao”.
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I
gulag, le deportazioni, la carestia indotta in Ucraina che provocò decine di
milioni di morti per fame, le stragi come quella di Katyn, le Foibe e l’esodo
giuliano dalmata sono solamente alcuni dei tasselli che costituiscono l’enorme
puzzle che descrive la ferocia del comunismo e dei suoi seguaci.
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E
tutti questi avvenimenti storici rappresentano esattamente ciò che viene
deliberatamente omesso dalla Redazione Rai e dall’Usigrai, il sindacato dei
giornalisti Rai, in perenne ed evidente
simbiosi con le tecniche della manipolazione culturale e informativa.
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Come
mai costoro non si sono mai scagliati con la medesima veemenza contro chi nel
1944 ha imperversato lungo la penisola, stuprando e uccidendo a migliaia sia le
donne che i bambini, in un bagno di sangue che prese il nome di “marocchinate”
?
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Come
mai questi pseudo intellettuali non tuonano contro le sevizie e le torture
eseguite dai partigiani assassini a guerra finita contro civili innocenti ?
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La
protezione offerta ai criminali comunisti per i fatti di sangue va dalla tutela
dell’allora PCI alla clemenza di alcuni Presidenti della Repubblica che
graziarono i responsabili condannati all’ergastolo, fino alla condiscendenza
espressa dalla stampa nei loro riguardi.
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Oggi
nulla di tutto ciò appare così evidente come nel caso in questione, quello
relativo al linciaggio morale di Antonio Farnè, immolato sull’altare di un post
comunismo vergognoso e infame.
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Gli
italiani hanno tutto il diritto di esigere una informazione che comprenda anche
ciò che le sinistre vorrebbero invece nascondere, ancora oggi.
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Il
continuo percorso di odio e di intolleranza, di violenza e di sopraffazione,
che contraddistinguono da sempre l’incedere del comunismo e dei suoi seguaci
poli-metamorfizzati, deve essere fermato per permettere alla democrazia di
affermarsi a pieno titolo.
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Fino
a quando saremo ostaggio di personaggi come Michele Anzaldi e di organismi come
l’Usigrai non saremo liberi nemmeno di poter immaginare di pensare con la
nostra testa.
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La
manipolazione del pensiero e delle coscienze, in effetti, è da sempre uno degli
obiettivi primari dell’universo marxista, esattamente come avviene ancora oggi
in alcuni Paesi a guida comunista, come la Cina e la Corea del Nord.
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Mussolini
e il fascismo hanno costituito una parte importante della Storia d’Italia ed è
quanto meno doveroso permettere a chiunque non sia allineato all’ortodossia
imposta dalle sinistre di visionare e prendere atto, così come di commemorare
le persone e i fatti che ne hanno fatto parte.
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Va
detto anche che l’arroganza dimostrata dai personaggi che oggi si ergono ad
imporre dictat tanto preconfezionati quanto triti e ritriti, poggia su una
manifesta malafede che impone il silenzio sui crimini comunisti da un lato, e
osanna l’odio per il nemico fascista dall’altro.
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E’
per questo motivo che non viene mai detto che l’Italia intera è stata interamente
fascista per un ventennio, e che le conquiste sociali di quel periodo sono
ancora oggi fruite dalla popolazione.
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L’Italia
era allora protagonista sullo scenario internazionale ed era un Impero
colonialista che inglobava Eritrea, Somalia, Etiopia, e Libia.
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Oggi
si accusa il fascismo anche di questo, omettendo però di dire che anche le
altre potenze facevano la stessa cosa, come la Francia e l’Inghilterra.
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Tra
l’altro anche oggi prosegue il percorso colonialista di questi Stati, seppur
mimetizzato, e tutti conoscono le nefandezze di Macron compiute nello scenario
libico e medio orientale, a scopi economici e commerciali.
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Tutto
ciò però non è degno di menzione perché ciò che importa alle sinistre è
demonizzare il passato dell’Italia fascista, escludendone perfino il ricordo e
la commemorazione, in un percorso di odio infinito che annichilisce e lascia
sconcertati.
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Mi
domando se questa sia informazione, o se invece non ci si trovi di fronte ad
una delle tante tecniche che il comunismo usa da decenni in tutto il mondo per
fagocitare le coscienze e renderle schiave, in un disegno dalle tinte
orwelliane sempre più delineato.
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Giornalisti
o scribacchini ? Prìncipi dell’informazione o relatori di partito ?
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Purtroppo
si sente la mancanza di personaggi veri e autentici, maestri della informazione
reale e obiettiva, come ad esempio Indro Montanelli, a cui gli odierni
interpreti dell’Informazione pubblica dovrebbero guardare con attenzione.
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Manca
la verità, sostituita oggi da un meccanismo di coercizione mentale che riscopre le
astute quanto crudeli sembianze della manipolazione intellettuale maoista, in
cui era obbligatorio fare autocritica in chiave di sudditanza al regime
comunista.
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Chi
non è con me è contro di me !
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Questo
appare oggi come l’assioma più diffuso e praticato dall’universo sinistroide
nel suo percorso, che esclude la partecipazione costruttiva, l’ambivalenza
democratica e dialettica, e qualsiasi altra divagazione intellettuale che non
appartenga a schemi preordinati.
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E’
questo che vogliono gli italiani ?
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Dovremo
sempre di più assumere l’aspetto di un branco di pecore, manipolabile e
assuefatto alle imposizioni di un regime intellettuale, o pseudo tale, retaggio
di un universo di togliattiana memoria ?
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Credo
che invece sia meglio, per tutti, ricordare una delle frasi celebri proprio di
Mussolini che recitava :
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“E’
meglio vivere un giorno da leone che cent’anni da pecora !”.
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Dissenso
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