domenica 5 maggio 2019

LA FALSITA' IDEOLOGICA DEL PD


Farnè, caporedattore del Tgr Emilia Romagna, rassegna le sue dimissioni. Era nella bufera per un servizio sul Duce.
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Ancora una volta, e non sarà di certo l’ultima, si è palesata con arroganza la oramai accertata falsità ideologica degli eredi di Togliatti a firma PD.
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Antonio Farnè
In questa occasione ha fatto da cassa di risonanza all’intolleranza pidiessina il deputato Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai, il quale ha scatenato le ire funeste dell’apparato di Partito contro il Capo Redattore del Tgr dell’Emilia Romagna, Antonio Farnè.
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Il fatto è che il giorno 28 aprile è andato in onda un servizio sull’anniversario della morte di Benito Mussolini, celebrato a Predappio, e questo non è andato proprio giù ai sinistroidi che governano la Rai, come ad esempio Alessandro Casarin, il direttore delle testate regionali, che immediatamente aveva preso le distanze, adducendo importanti discordanze dalla linea editoriale prefissata.
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Appare quindi evidente che l’informazione, quella vera, non appartiene alla sinistra della Rai, che anzi ne strumentalizza ogni aspetto politico, riservando esclusivamente la linea editoriale a compiacimenti di stampo staliniano.
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L’epurazione di Antonio Farnè, poiché è di questo che si tratta, costretto a dimettersi nonostante il suo impegno in Rai da oltre vent’anni e il suo ruolo di ex presidente dei Giornalisti dell’Emilia Romagna, ricalca perfettamente la linea di intransigenza che segnò per decenni il percorso del comunismo bolscevico sovietico.
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L’amministratore delegato Rai, Fabrizio Salini, che ha subito espresso la propria contrarietà e la sua personale irritazione per il servizio andato in onda, evidentemente è in perfetta sintonia con l’eredità ed il retaggio pseudo culturale di Palmiro Togliatti, imperniata sulla disinformazione e sulla mistificazione.
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Questi personaggi, che dovrebbero quanto meno vergognarsi e tacere, non hanno mai speso nemmeno una sillaba di biasimo per il fatto che nelle città e nei paesi della nostra Italia esistono vie e piazze intitolate a criminali del calibro proprio di Togliatti, di Lenin, o ancora peggio di Stalin.
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Questi personaggi, veri artisti della disinformazione, vorrebbero plasmare gli ascoltatori inebriandoli con la messa in onda di enfatiche proposizioni sui partigiani, omettendo naturalmente e scrupolosamente di citare i loro crimini, accompagnandole con le note della oramai insopportabile musichetta di “bella ciao”.
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I gulag, le deportazioni, la carestia indotta in Ucraina che provocò decine di milioni di morti per fame, le stragi come quella di Katyn, le Foibe e l’esodo giuliano dalmata sono solamente alcuni dei tasselli che costituiscono l’enorme puzzle che descrive la ferocia del comunismo e dei suoi seguaci.
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E tutti questi avvenimenti storici rappresentano esattamente ciò che viene deliberatamente omesso dalla Redazione Rai e dall’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, in perenne ed evidente  simbiosi con le tecniche della manipolazione culturale e informativa.
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Come mai costoro non si sono mai scagliati con la medesima veemenza contro chi nel 1944 ha imperversato lungo la penisola, stuprando e uccidendo a migliaia sia le donne che i bambini, in un bagno di sangue che prese il nome di “marocchinate” ?
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Come mai questi pseudo intellettuali non tuonano contro le sevizie e le torture eseguite dai partigiani assassini a guerra finita contro civili innocenti ?
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La protezione offerta ai criminali comunisti per i fatti di sangue va dalla tutela dell’allora PCI alla clemenza di alcuni Presidenti della Repubblica che graziarono i responsabili condannati all’ergastolo, fino alla condiscendenza espressa dalla stampa nei loro riguardi.
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Oggi nulla di tutto ciò appare così evidente come nel caso in questione, quello relativo al linciaggio morale di Antonio Farnè, immolato sull’altare di un post comunismo vergognoso e infame.
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Gli italiani hanno tutto il diritto di esigere una informazione che comprenda anche ciò che le sinistre vorrebbero invece nascondere, ancora oggi.
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Il continuo percorso di odio e di intolleranza, di violenza e di sopraffazione, che contraddistinguono da sempre l’incedere del comunismo e dei suoi seguaci poli-metamorfizzati, deve essere fermato per permettere alla democrazia di affermarsi a pieno titolo.
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Fino a quando saremo ostaggio di personaggi come Michele Anzaldi e di organismi come l’Usigrai non saremo liberi nemmeno di poter immaginare di pensare con la nostra testa.
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La manipolazione del pensiero e delle coscienze, in effetti, è da sempre uno degli obiettivi primari dell’universo marxista, esattamente come avviene ancora oggi in alcuni Paesi a guida comunista, come la Cina e la Corea del Nord.
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Mussolini e il fascismo hanno costituito una parte importante della Storia d’Italia ed è quanto meno doveroso permettere a chiunque non sia allineato all’ortodossia imposta dalle sinistre di visionare e prendere atto, così come di commemorare le persone e i fatti che ne hanno fatto parte.
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Va detto anche che l’arroganza dimostrata dai personaggi che oggi si ergono ad imporre dictat tanto preconfezionati quanto triti e ritriti, poggia su una manifesta malafede che impone il silenzio sui crimini comunisti da un lato, e osanna l’odio per il nemico fascista dall’altro.
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E’ per questo motivo che non viene mai detto che l’Italia intera è stata interamente fascista per un ventennio, e che le conquiste sociali di quel periodo sono ancora oggi fruite dalla popolazione.
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L’Italia era allora protagonista sullo scenario internazionale ed era un Impero colonialista che inglobava Eritrea, Somalia, Etiopia, e Libia.
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Oggi si accusa il fascismo anche di questo, omettendo però di dire che anche le altre potenze facevano la stessa cosa, come la Francia e l’Inghilterra.
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Tra l’altro anche oggi prosegue il percorso colonialista di questi Stati, seppur mimetizzato, e tutti conoscono le nefandezze di Macron compiute nello scenario libico e medio orientale, a scopi economici e commerciali.
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Tutto ciò però non è degno di menzione perché ciò che importa alle sinistre è demonizzare il passato dell’Italia fascista, escludendone perfino il ricordo e la commemorazione, in un percorso di odio infinito che annichilisce e lascia sconcertati.
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Mi domando se questa sia informazione, o se invece non ci si trovi di fronte ad una delle tante tecniche che il comunismo usa da decenni in tutto il mondo per fagocitare le coscienze e renderle schiave, in un disegno dalle tinte orwelliane sempre più delineato.
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Giornalisti o scribacchini ? Prìncipi dell’informazione o relatori di partito ?
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Purtroppo si sente la mancanza di personaggi veri e autentici, maestri della informazione reale e obiettiva, come ad esempio Indro Montanelli, a cui gli odierni interpreti dell’Informazione pubblica dovrebbero guardare con attenzione.
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Manca la verità, sostituita oggi da un meccanismo di coercizione mentale che riscopre le astute quanto crudeli sembianze della manipolazione intellettuale maoista, in cui era obbligatorio fare autocritica in chiave di sudditanza al regime comunista.
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Chi non è con me è contro di me !
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Questo appare oggi come l’assioma più diffuso e praticato dall’universo sinistroide nel suo percorso, che esclude la partecipazione costruttiva, l’ambivalenza democratica e dialettica, e qualsiasi altra divagazione intellettuale che non appartenga a schemi preordinati.
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E’ questo che vogliono gli italiani ?
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Dovremo sempre di più assumere l’aspetto di un branco di pecore, manipolabile e assuefatto alle imposizioni di un regime intellettuale, o pseudo tale, retaggio di un universo di togliattiana memoria ?
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Credo che invece sia meglio, per tutti, ricordare una delle frasi celebri proprio di Mussolini che recitava :
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E’ meglio vivere un giorno da leone che cent’anni da pecora !”.
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Dissenso
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