martedì 5 ottobre 2021

LA DESTRA CHE NON C'E'

Il principio biblico secondo cui “si raccoglie ciò che si semina” appare oggi quanto mai contestuale alla disfatta delle destre.

Come si sa, infatti, la destra ha raccolto davvero molto poco in termini di consensi elettorali,  e non è riuscita ad espugnare le roccaforti rosse che, al contario, seminano intensivamente da decenni.

Ho spesso sollecitato alcuni dei personaggi del bolognese che guidano i partiti della cosiddetta destra, a scrollarsi di dosso la patina di indolenza che sembra essere calata sulle attività di partito, a iniziare da quelle culturali, didattiche, intellettuali, per finire a quelle che comportano una presenza capillare e continuativa sul territorio.

Pare però che molti di loro siano piuttosto impegnati, invece, sempre con la valigia in mano, a passare da un partito all’altro a seconda delle opportunità di cui tentano di approfittare.

Accade così che i vari Bignami, Carella, o Laganà, solo per citare alcuni politicanti appartenenti al variegato microcosmo delle destre, anziché occuparsi di fare anticomunismo e di interloquire con l’elettorato su basi dialetttiche e culturali, preferiscano autoincensarsi e compiere percorsi di ricerca di uno status quo che preveda il raggiungimento della fatidica “poltrona”.

Quella parte di elettorato che nelle elezioni amministrative del 2021, appena concluse, non si è recato alle urne, rappresenta la naturale risposta ad una classe politica che di destra non ha proprio nulla, a partire dal fatto che non fa anticomunismo, ma che anzi sembra infastidita dal fatto che qualcuno tenti di riportare alla memoria tutto ciò che gli eredi di Togliatti hanno nascosto per decenni.

Coloro che non hanno votato sono stati abbandonati a loro stessi proprio da quei politicanti della destra che invece di consolidarne la preparazione ideologica, come fanno le sinistre con il loro popolo di elettori, hanno snobbato tutto ciò che non entrava nella loro sfera di interesse personale e che non produceva vantaggi nell’arrampicata ai vertici del partito.

Le commemorazioni pubbliche, come quelle che si ripropongono annualmente in occasione della “Giornata del ricordo” in cui si celebrano i martiri delle foibe, non sono sufficienti di per sé a costruire una base elettorale costruita su solidi princìpi ideologici.

Questi ultimi sono però assolutamente necessari per erigere un castello dotato di solide fondamenta, anziché una fragile costruzione di carta.

La dimostrazione più evidente di questo stato di cose è chiaramente sotto gli occhi di tutti, poiché è sufficiente osservare la parabola involutiva e discendente del cosiddetto Movimento 5 stelle, che da un forte consenso popolare è passato in poco tempo alla quasi estinzione.

La forza elettorale del Movimento infatti consisteva in un numero di persone che palesando un forte scontento sociale, interpretava un disagio ed una evidente ostilità verso le istituzioni e nei confronti di quei partiti che il Movimento aveva catalogato come “casta” di intoccabili.

Lo scontento popolare, quindi, e non una base ideologica, portò al successo dei cosiddetti “grillini” consacrando il comico genovese Grillo agli onori della Nazione e all’euforia del potere.


I COMPLICI DEL GOVERNO DRAGHI

Come tutti sanno, però, la mancanza di coerenza e gli inciuci della classe dirigente grillina, che si è prostituita al PD ed ha costituito una nuova casta, autoreferenziale e peggiore della precedente, hanno condotto l’intero movimento verso il baratro.

La stessa cosa sta accadendo con la destra, a tutto vantaggio dei partiti di sinistra, i quali giocando come fa il gatto con il topo, ottengono risultati positivi dagli errori degli avversari.

Matteo Salvini è diventato complice di un Governo formato da PD, 5 stalle, LeU, e ha tradito il proprio elettorato votando compiacente a favore del green pass.

Inoltre non ho mai sentito una sola volta il leader leghista accalorarsi per commemorare martiri del comunismo o agire in modo da contrastare la macchina disinformatrice delle sinistre, le quali hanno monopolizzato l’ambiente culturale italiano.

I libri di scuola sono tuttora ostaggio di quegli pseudo intellettuali che si rifanno, come eredi, al partigianato assassino comunista che fu una vera spina nel fianco della vera Resistenza.

L’apparato disinformatore delle sinistre, PD in testa, crea quotidianamente prototipi, assiomi di riferimento, basi culturali (o pseudo tali), con cui presentano la loro visione storica e politica all’elettorato, dopo averla plasmata a proprio uso e consumo.

I politicanti della destra, tra cui coloro che io definisco “con la valigia in mano”, non fanno nulla per opporsi ad uno stato di cose che li vede auto-esclusi automaticamente dal concetto stesso di esposizione dialettica, didattica e culturale.

Oggi si viene tacciati di “fascista” oppure “fascio leghista” o "sovranista" come indice di una gogna che tocca i più bassi livelli del disprezzo umano, mentre con l’epiteto “comunista” non si scompone alcun sentimento che non sia quello di benevola condiscendenza e tacita compiacenza, nonostante i cento milioni di morti prodotti dal comunismo stesso.

La sinistra può svolgere da anni un’attività costante di “gioco al massacro” volto ad eliminare gli oppositori politici attraverso la macchina del fango, ma va detto che lo può fare solamente perché la destra glielo permette.

Non ci sono adeguate iniziative culturali che possano delinerare un percorso di formazione e di approfondimento ideologico diretto all’elettorato, al Popolo, alle scuole, a tutto il macrocosmo intellettuale fagocitato dalle sinistre.

Non viene dato spazio agli autori del “dissenso anticomunista”, i quali, come il sottoscritto, ricorrono ad Amazon per pubblicare i propri scritti e gli studi critici sul comunismo, ma anzi ne viene snobbato sia il lavoro di ricerca storica che il tentativo di affermazione della memoria oggettiva, che andrebbero invece condivisi e diffusi.

Molte Regioni oggi sono governate dalla destra (se così si può ancora chiamare), ma il percorso discendente che conduce all’estinzione già percorso dai grillini è iniziato anche per Lega, Fratelli d’Italia e per Forza Italia.

La sinistra ha fatto di tutto pur di accapparrarsi il potere, prostituendosi, rubando, rendendosi colpevole della morte di migliaia di persone durante le varie fasi della pandemia, sopravvivendo a scandali epocali come quello di Bibbiano, della Banca Monte dei Paschi di Siena, dello scafismo e del traffico di esseri umani, ma è sopravvissuta unicamente perché ha dalla sua parte uno zoccolo duro, coeso e convinto ideologicamente, di elettorato che la sostiene.

La destra non riesce a capire che è indispensabile fare ideologia e anticomunismo, perché ciò è prodromico alla messa al bando della cosidetta filosofia marxista (meglio nota come Male assoluto), ma pare che sia Matteo Salvini che Giorgia Meloni proprio non se ne vogliano occupare.

Ecco perché ho iniziato questo post affermando che “si raccoglie ciò che si semina”.

Il terreno di raccolta dei voti della destra non solo non è stato seminato, ma è diventato completamente arido, rinsecchito e sterile, e non produrrà alcun frutto.

Credo che i leader della coalizione, a partire da Berlusconi, non abbiano nemmeno preso in considerazione una valutazione di questo tipo, abituati come sono a proprorsi in modo autoreferenziale, soprattutto ora che, tranne Fratelli d’Italia, fanno parte di questo Governo assassino e dittatoriale.

Cari Salvini e Meloni, fate un minimo di autocritica e imparate dalla sinistra come si fa politica, come si arriva al consenso popolare.

Abbandonate il velo di arroganza che vi contraddistingue, non sarete mai come Almirante, ma almeno cercate di imitarne la coerenza… 


Il Blog del Pilastro