Le mani del nuovo Zar di Russia Vladimir Putin sono sempre
più lorde del sangue di vittime innocenti, colpevoli di aver contestato
pubblicamente il suo operato criminale.
Oramai da decenniil modus operandi dell’ex colonnello del KGB, cheera di stanza a Berlino nel 1989, dove sparava alla schiena di chi tentava di scappare dal comunismo, fino alla caduta del famigerato Muro, si palesa entro parametri che nulla hanno a che fare con la Democrazia e il rispetto dei diritti umani.
Una lunga scia di sangue, di
stragi, di omicidi, di deportazioni, di internamenti in ospedali psichiatrici,
e di avvelenamenti con materiali radioattivi o altre sostanze, costituiscono la
regola con cui Vladimir Putin interagisce con le opposizioni, da autentico ex
graduato del potente servizio segreto staliniano, tristemente famoso per la sua
ferocia.
La lista delle nefandezze
compiute dall’apparato criminale guidato da Putin è lunghissima e si compone di
centinaia di vittime cadute sotto i colpi dei suoi sicari, in un crescendo
dittatoriale che impedisce in Russia qualunque anelito di libertà.
I martiri più famosi, come le
giornaliste Anna Politkovskaja e Anastasija Baburova, oppure Natal’ja
Estemirova, come anche l’avvocato Markelov, tutti impegnati nell difesa dei
diritti umani, hanno fatto conoscere al mondo intero di cosa sia capace il
dittatore russo.
Una lista contenente i nomi di
centinaia di giornalisti e avvocati uccisi dai sicari governatici, determina
l’esatto spessore criminale che anima l’incedere quotidiano di Putin, in
continuità con il percorso nichilista iniziato dal suo predecessore Boris
Eltsin.
Il delirio di grandezza con cui
Putin è solito celebrare l’apoteosi della sua ascesa ai massimi vertici del
potere in Russia passa attraverso il disprezzo dei diritti umani, estendendosi
gradatamente oltre i confini dell’ex Unione Sovietica per fagocitare i
territori di altre Nazioni seguendo un percorso “politico” denominato
Eurasiatismo.
A questo proposito va detto che
la Nazione Cecena è stata a lungo nel mirino di Putin, che si è appropriato
della Democrazia di quel Paese facendone un satellite dipendente da Mosca.
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Le atrocità commesse in Cecenia,
completamente rasa al suolo dalle milizie del Cremlino e le migliaia di stupri
commessi sulle donne musulmane, furono la causa scatenante della
radicalizzazione islamica con cui le popolazioni residenti tentarono di reagire
allo sterminio programmato dalle orde criminali di Putin.
L’Ucraina, ad esempio, è un
altro dei bersagli che Putin ha tentato di fagocitare per ampliare la sua
spinta egemonica, riuscendo a impossessarsi della penisola della Crimea.
Infatti, dopo aver spostato
imponenti flussi migratori dalla Russia alla Crimea, Putin ne ha pilotato la
russificazione dei territori, osmoticamente e invasivamente, al punto che
grazie ad un referendum farsa, falsato dalla massiccia presenza russa, è
riuscito ad aggiudicarsi la giurisdizione di quei territori, annettendoli
completamente.
Putin ha tentato di riproporre
lo stesso ambiguo schema in Georgia
manovrando in modo da russificare i territori dell’Ossezia, una regione che si
è infatti dichiarata secessionista, provocando un conflitto armato e l’esodo di
decine di migliaia di profughi.
Il veleno sembra essere l’arma
principe con cui la vigliaccheria di Putin esercita la sua tirannide, oltre a
quella dei sicari prezzolati, e ciò è testimoniato da omicidi eccellenti, come
quello di Aleksandr Val’terovic Litvinenko, l’ex agente dei servizi segreti
russi divenuto poi dissidente, e avvelenato per questo motivo mediante
avvelenamento da polonio-210 radioattivo.
E’ di questi giorni la notizia
che il celebre blogger russo Alexej Navalnj, noto per la sua opposizione al
dittatore comunista russo e alla sua cricca governativa, collusa con le potenti
mafie che detengono il potere economico nella ex Unione Sovietica, è stato
avvelenato mentre si trovava in aereo, e dopo l’atterraggio di emergenza del
velivolo si trova ora ricoverato in condizioni gravissime nell’Ospedale di
Omsk, in Siberia.
Il polimorfismo con cui Putin
mimetizza il suo disegno criminale, coincidente con le prerogative insite nel
retaggio culturale, o pseudo tale, di stampo comunista, non ha impedito al
mondo intero di venire a conoscenza della infinita catena di delitti con cui lo
spietato dittatore schiaccia chiunque non sia allineato con i dictat della sua
ortodossia di riferimento.
Nel suo squallido delirio di
onnipotenza Putin ha fatto installare all’interno della nuova Chiesa ortodossa
delle Forze armate situata nel parco militare Kubinka, nei pressi della
capitale, dei mosaici che lo raffigurano, insieme a Stalin e ad altri gerarchi
comunisti, a conferma del fatto che la volontà del regime è quella di
circoscrivere la libertà delle persone entro una soglia delimitata e
circoscritta dal potere statale, divenendo un assioma indiscutibile.
Purtroppo nel civile Occidente,
Italia compresa, molti guardano al dittatore ex colonnello del KGB come ad un
esempio di nazionalismo, sotto le cui spoglie si mimetizzano i crimini
comunisti del terzo millennio.
L’espansionismo militare e il
disprezzo dei diritti umani con cui Putin violenta le identità nazionali dei
Paesi di cui vorrebbe appropriarsi con la forza, sono esattamente in antitesi
con il concetto di nazionalismo e di rispetto delle prerogative identitarie che
appartengono agli Stati sovrani.
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Putin rappresenta il prototipo
del dittatore sanguinario che interpreta il ruolo di nemico dell’umanità, disprezzando
la Democrazia, esattamente come lo sono Xi Jinpig e Kim Jong-un, le due
canaglie del comunismo asiatico.
Le popolazioni oppresse prima o
poi troveranno la forza di opporsi al
totalitarismo comunista e di reagire schiacciandolo per sempre, ma fino a quel
momento è nostro dovere sostenere la causa della libertà che anima tale
dissenso, schierandoci al fianco dei giovani che lottano a Hong Kong contro il
regime e a fianco delle vittime della violenza di Stato, come Alexej Navalnj.
L’intero popolo della Corea del
Nord è stato ridotto in schiavitù dalla Dinastia Kim, in cui l’ultimo
rappresentante continua il percorso genocida e totalitario militarizzando il
Paese all’inverosimile e affamando l’intera società.
Fino a quando l’ultimo dei
comunisti non sarà scomparso, compresi quelli italiani figli di secondo letto
della prostituzione politica di Togliatti, il mondo non sarà un luogo sicuro,
né per noi, né per i nostri figli e nipoti.
Combattiamo quindi il comunismo
sempre e ovunque, con tutte le nostre forze, per la libertà e la democrazia …
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Il Blog del Pilastro
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