venerdì 26 giugno 2020

COMUNISTI TOGATI

Da diversi anni segnalo ciclicamente, negli articoli che posto sui miei blog, che parte della Magistratura opera usurpando il proprio ruolo di servizio alla Giustizia, a favore di una netta propensione verso un tipo di corruzione ideologica e politica di tipo comunista.

Non a caso qualcuno ha coniato il termine di “toghe rosse” per indicare quei Magistrati corrotti che, anziché svolgere un ruolo al di sopra di qualsiasi schieramento politico, si arrogano il diritto di inquisire e di perseguitare coloro che reputano essere avversari da abbattere.

Questo sistema, e cioè il ricorso allo strumento giudiziario per annichilire le contrapposizioni politiche e il dissenso, è stato a suo tempo largamente usato dal leader del comunismo mondiale Iosif Stalin, che ne fece un vero e proprio “modus operandi” istruendo attraverso i Magistrati opportunamente addomesticati i famosi “processi farsa” che lo hanno accompagnato durante tutto il suo percorso dittatoriale.

Per quanto riguarda l’Italia,  riferendomi alle vicende di questi giorni sullo “scandalo Palamara”, è evidente che l’afflato con il marxismo di Togliatti, assuefatto alle metodologie staliniane, sia giunto fino ad oggi, non solo ad integrare ampiamente un sistema politico corrotto e nostalgico, ma anche corrodendo l’Istituto Giudiziario Nazionale e minando le sue stesse fondamenta.

Lo scandalo suscitato dalle intercettazioni delle chat di Luca Palamara non è che la punta di una piramide sommersa e ancora nascosta di un più ampio sistema delinquenziale che è da definire per quello che è, e cioè uno schiaffo alla Democrazia e alla libertà dei Cittadini.

Palamara è stato addirittura Presidente dell’ANM (Associazione Nazionale magistrati) per esserne poi espulso in seguito alle accuse di corruzione.


Questi personaggi, e i molti altri che ancora rimangono nascosti nell’ombra, hanno agito per perseguire finalità eversive, prostituendo la toga a favore di un carrierismo partitico, come ad esempio il “renziano” Cosimo Maria Ferri, che dopo aver parassitato il CSM con  la sua faziosità politica si è poi messo in aspettativa ed è diventato Deputato di Italia Viva.

Il suo percorso si è snodato attraverso incarichi di Partito, prima come Sottosegretario di Stato alla Giustizia nel Governo Letta, poi nei Governi Renzi e Gentiloni, per diventare poi Deputato del PD nel 2018 e infine di Italia Viva.

Nel frattempo questa Toga Rossa ammorbava il Consiglio Superiore della Magistratura essendone indegnamente membro, e palesando con l’apparato delinquenziale cui apparteneva, insieme a Palamara e ad altri, un comportamento ostile alla Lega e a Matteo Salvini.

Le sue interferenze all’interno del CSM sono state improntate ad un aperto sciacallaggio politico, tipico dei comunisti staliniani.

La Procura Generale della Corte di Cassazione indaga su Palamara, su Ferri e su un altro gruppo di Magistrati, definibili senza tema di smentita come comunisti eversivi, di cui cinque appartenenti al CSM e due ex PM.

Ecco i nomi delle Toghe rosse del CSM, già dimissionarie  lo scorso anno :

CARTONI CORRADO (Magistratura indipendente)

CRISCUOLI PAOLO (Ex Consigliere, sospeso per 5 anni)

LEPRE ANTONIO (Procura di Paola) (Magistratura indipendente)

MORLINI GIANLUIGI (Frequentatore dei Deputati del PD Cosimo Ferri e Luca Lotti).

SPINA LUIGI (Procura di Castrovillari) Esponente della corrente Unicost, di cui Palamara era leader.

A completare il quadro (per ora) si aggiungono :

ROCCO FAVA STEFANO, ex PM romano

SIRIGNANO CESARE, ex Procura nazionale antimafia

Dato il ruolo che questi personaggi ricoprivano, il loro arrogante modus operandi va classificato come associazione a delinquere con finalità eversive ed antidemocratiche, come attacco alle Istituzioni, come disprezzo dei valori democratici del Pese, come appartenenza ad una costola politica di chiaro riferimento, il PD.

L’apparato burocratico che nell’Unione Sovietica ha oltraggiato la volontà popolare tenendo in scacco sia gli operai che i contadini, coadiuvato da violenza e coercizione, trova nell’operato di Palamara e “compagni” le stesse finalità di intenti, oggi assolutamente simbiotiche con quelle del PD.

La capillarità territoriale con cui il PD può disporre della compiacenza delle toghe rosse, palesata attraverso gli scandalosi e reiterati comportamenti registrati nelle cronache quotidiane, rappresenta un elemento prodromico allo sciacallaggio della democrazia, allo stupro della verità, alla manipolazione delle coscienze e alla cospirazione eversiva.

Ciclicamente il PD ingloba nel suo stesso apparato delinquenziale coloro che con la loro opera inquisitoria si sono maggiormente distinti, non nell’applicare la Legge e le norme di Giustizia, bensì come toghe rosse compiacenti.

Ora si spiega ufficialmente come sia stato possibile che l’aula C della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna sia stata occupata per ben 26 anni dalle bande criminali anarco-comuniste, senza che la Magistratura o il Sindaco intervenissero.

Lo scandalo Palamara spiega anche il perché nelle indagini su stragi e attentati che hanno insanguinato l’Italia dal 1973 in poi la Magistratura abbia sempre indirizzato le indagini verso la pista “fascista”, ignorando elementi e circostanze che avrebbero potuto portare verso una verità diversa da quella che è invece stata scritta dalle toghe rosse.

Nella strage alla Stazione di Bologna, ad esempio, le toghe rosse si sono accanite nel ricercare un colpevole, predefinito e stigmatizzato come fascista, negli ambienti della destra extraparlamentare, tralasciando di indagare nella direzione suggerita anche dal presidente Cossiga che indicava precise responsabilità da scrivere al terrorismo palestinese.

La lista delle nefandezze attuate dalle toghe rosse rappresenta esattamente il raggiungimento di un obiettivo, apertamente palesato sia dal PD che dall’universo disinformativo che lo circonda, e conclamato nel perseguire l’avversario politico, a scapito della Democrazia e della libertà degli individui.

Palamara e le toghe rosse costituiscono un apparato segreto che si annida all’interno dello Stato, condizionando le scelte politiche e prostituendo i diritti degli italiani ad un sistema corrotto di stampo comunista.

Lo provano le inquisizioni di tipo medioevale che per decenni hanno imperversato contro Silvio Berlusconi  prima e su Matteo Salvini adesso, in un delirio di onnipotenza che solo l’apparato burocratico e corrotto dei seguaci di Togliatti potevano ideare.

Tutta la politica italiana e l’intero Popolo subiscono oggi le conseguenze di questo stupro della democrazia, sfociato con la complicità di Mattarella nel disprezzo verso la volontà degli Italiani, a cui è stato impedito di votare, relegando i cittadini entro i limiti di un universo orwelliano sempre più reale.

L’occulta (ma non tanto) regia che orchestra le scelte, le nomine, le indicazioni, le persecuzioni, le strategie, le vigliaccate, le porcherie, la corruzione, la prostituzione ideologica e la disinformazione, ha una sola matrice riconducibile nei suoi molteplici metamorfismi al PD di Zingaretti.

Negare l’evidenza sarebbe impossibile, nemmeno nascondendosi dietro i sorrisi eternamente complici e compiaciuti di Zingaretti, appunto, di Renzi, e degli altri eredi del retaggio culturale di togliattiana memoria.

Per ripristinare quella legalità troppo a lungo negata al Popolo italiano è necessario che il Presidente Mattarella dimostri di non essere colluso con lo stupro dello Stato di Diritto, sciogliendo il CSM e agendo in sede giudiziaria contro i responsabili, a partire dai quadri dirigenti del PD, primo e vero Deus ex machina dell’intero apparato delinquenziale.

Solo così gli Italiani potranno tornare ad avere fiducia nelle Istituzioni…

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Il Blog del Pilastro

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